Quando non si paga l’affitto e ci sono arretrati si rischia di far scattare lo sfratto per morosità, quindi la necessità di lasciare casa.
Lo sfratto dall’immobile può subentrare per vari motivi ma, tipicamente, quello per morosità è solitamente il più comune. Tale provvedimento serve a tutelare i proprietari laddove l’affittuario della casa non proceda con quanto dovuto. Ovviamente ci sono dei limiti da considerare, che valgono sia per l’uno che per l’altro.
Ad esempio se il contratto di registrazione non è effettivamente valido, quindi se non si è seguito l’iter previsto dalla legge, allo stesso tempo non ci si può appellare a questo tipo di provvedimento. Lo stesso è valido quando l’occupazione è a nero.
Sfratto per morosità: dopo quanto scatta e come funziona
Quando viene presentata la richiesta di sfratto l’inquilino può decidere se presentare o meno ricorso. Ad esempio potrebbe voler rimostrare di avere un credito per qualche motivo oppure di aver già saldato il proprio debito. In alcuni casi si procede con una proroga, in altri si attua l’annullamento e invece in quelli in cui è corretto si procede allo sfratto esecutivo.
La questione però si complica quando ci sono minori, soggetti ammalati, anziani. Non è così facile infatti procedere perché subentrano una serie di condizioni di cui bisogna tenere conto. In quel caso infatti vengono coinvolti gli assistenti sociali che dovranno cercare un nuovo immobile che sia adeguato alla famiglia e che possa ospitare la persona con minori, Legge 104, disoccupati, anziani.
Lo sfratto per morosità si attua anche quando non viene pagato un solo mese di canone, quindi è sostanzialmente a discrezione del proprietario procedere. Laddove passino 20 giorni dalla data di pagamento concordata, se non corrisposto quanto dovuto, il proprietario di casa può richiederlo. Solitamente si inizia con una diffida all’inquilino moroso, poi con l’intimazione di sfratto.
Successivamente viene fissata l’udienza, se in questa viene convalidato si procede, altrimenti può esserci l’annullamento, una proroga, il soggetto decide di pagare quanto dovuto. Il termine di garanzia, ovvero un periodo aggiuntivo di 90 giorni, viene dato dal giudice come periodo utile per l’inquilino per andare a saldare quanto dovuto, incluse spese legali e interessi. Può essere esteso fino a 120 giorni se la persona si trova in condizioni economiche di difficoltà. Questo può essere richiesto 3 volte al massimo per un periodo di 4 anni.
Ovviamente laddove ci siano difficoltà è sempre meglio venire ad un accordo con il proprietario piuttosto che non pagare, ad esempio dilazionando quanto dovuto e spiegando che ci sono dei problemi oggettivi come la perdita del lavoro o altro, evitando quindi di essere oggetto di un iter complesso e comunque problematico per le due parti.